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gabbia dell'orso

Riflessioni sulle ombre, le luci e le diverse prospettive della gabbia e dell'orso in fuga

Le ombre dei ferri della prigione, proiettate sulla pelle nuda di questo spazio, sulle linee della pelle, formano quella gabbia fatta di ombre, dei lati di un volume, proiettate su un piano. Anche qui trovo un linguaggio comune, trovo una maglia di un tessuto. Tessuto morbido che si muove durante la giornata, che si sfilaccia col tempo e si consuma col buio della notte fino a sparire. L'orso va nella montagna.

 

Le ombre della struttura della gabbia, proiettate sulle linee delle casseforme dei muri in cemento, formano dei tessuti e delle volumetrie effimere. Queste ombre sono state oggetto di studio durante la residenza, portando alla realizzazione di una serie di lavori in acquerello e serigrafia, alla costruzione di una struttura piramidale e al design e realizzazione di una seduta in legno e linoleum.

In occasione dell'open studio è stata allestita un'installazione con alcuni di questi lavori all'interno della gabbia.

Jaula del oso Misha


Una vez hubo un oso
Una vez hubo unos niños.

La jaula está en tu piel,
Es la parte que queda escondida detrás de la sombra.

Detrás de la sombra está el espacio, gracias a ella se definen los volúmenes, sin lineas
Como un baño de noche profunda.

En la noche la jaula no se ve, no se ve ni siquiera la piel. Tampoco el cemento.
Escapa oso! Entra en la montaña.

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