top of page

Museo dell'Ossidiana

Comune di Pau, Oristano, Italia

09 novembre - 08 dicembre 2019

curated by Chiara Manca

 

foto: Nelly Dietzel

 

me free

Set 

note curatoriali

La mostra Set me free raccoglie oltre 30 opere dell’artista, designer e architetto Paulina Herrera Letelier, nata in Cile, cresciuta in Messico e trapiantata in Sardegna da più di dieci anni.

L’esposizione nasce in occasione della presentazione ufficiale al pubblico di due importanti interventi realizzati dall’artista nel Comune di Pau: Pietra nera e Tracce di pietra nera, a seguito di un bando pubblico che ha visto Paulina Herrera Letelier vincitrice.
Le due opere, di grandi dimensioni, si palesano come un nuovo approccio al muralismo ad oltre ottant’anni dalla sua nascita in Sardegna: la pittura, lascia spazio alla tridimensionalità, i piani cambiano e così, necessariamente, anche il punto di vista.

I due interventi raccontano la nascita dell’ossidiana, sa perda crobina, elemento caratterizzante dell’identità del territorio del Monte Arci, dove, dalle rocce scheggiate, affiora la pietra nera, che si mostra nella sua singolarità solo a contatto con la luce.
Così come per la tessitura, che vede l’artista coinvolta ormai da diversi anni, soprattutto come designer, anche i cementi, i ferri e le pietre che compongono le opere diventano un susseguirsi di pieni e vuoti, di movimento e cambi di prospettiva, un mutuo scambio fra fluidità e compattezza, fra luci e ombre, in continuo cambiamento.
Le opere esposte all’interno degli spazi del Museo dell’Ossidiana, riprendono il medesimo discorso e linguaggio. Dalla formella in cemento che mostra e contemporaneamente cattura il soggetto, così come alcune opere in ceramica, dove i graffi, riportano ai gesti più ancestrali, alla ricerca e solo infine alla scoperta, ai disegni ad acquerello che isolano completamente il soggetto dallo sfondo e richiamano le forme delle opere all’esterno.
Gli intrecci di piani e volumi ritornano anche nelle Fili-forme, circuiti di linee ceramiche bidimensionali che rappresentano i più elementari volumi tridimensionali, in un continuo gioco ottico di apparenze tangibili e nell’inedita installazione in metallo esposta nella terrazza del museo.

Chiara Manca

bottom of page